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Guida al Monitor per la Fotografia

Come scegliere un Monitor per la Fotografia

RISPOSTA SINTETICA

Leggi l’intero articolo.

Premessa

In questo articolo non si cercherà minimamente di vendere né il monitor della marca X, né quello della marca Y.

Non ho affiliazioni, accordi commerciali o quant’altro, ed il solo intento è quello di fornire delle informazioni corrette con le quali autonomamente ragionare sulla scelta del monitor fotogtafico.

Premetto anche che cercherò di semplificare il più possibile la trattazione, senza però far mancare le doverose disamine tecniche utili ad innescare delle importanti riflessioni.

Buona lettura!

 

Cosa valutare

Per scegliere al meglio il nostro monitor fotografico, andremo ad analizzare i seguenti aspetti:

Tecnologia
Rivestimento
Angolo di visione
Fattore di forma
Dimensioni
Numero di Pixel e PPI
Numero di bit
Gamut
DeltaE medio
LUT
Contrasto e Luminosità
Illuminazione
Latenze

 

Tecnologia

Domanda ricorrente: “Se un monitor ha un pannello IPS, è valido per uso fotografico?”

Questa domanda, che al più delle volte viene posta in forma affermativa, suona un po’ come: “Ma un mezzo con quattro ruote di color rosso, è una Ferrari?”

Ovviamente, anche se i presupposti sono validi, non possiamo di certo aver una certezza.

Tuttavia un fondo di verità lo ritroviamo semplicemente analizzando le varie caratteristiche delle tecnologie attualmente utilizzate.

TN (Twisted Nematic)

dove tutto ebbe inizio
tipologia di pannello più comune
si basa sulla polarizzazione dei cristalli liquidi
tempi bassi di risposta, refresh rate ed input lag (veloci)
angoli di visione poco ampi
scarsa accuratezza cromatica rispetto ad altre tecnologie

VA (Vertical Alignment)

è sbagliato dire che sia una tecnologia a metà strada tra TN ed IPS
non eccelle in nulla di realmente utile, tranne alcuni casi particolari con elevati valori del contrasto statico

IPS (In-Plane Switching)

ultima tecnologia presente sul mercato
i cristalli rimangono sempre paralleli
alti tempi di risposta, refresh rate ed input lag (lenti)
angoli di visione molto ampi
migliore accuratezza cromatica rispetto ad altre tecnologie

Quindi sicuramente alcune tecnologie saranno più indicate per un uso fotografico, ma così come non possiamo dire che tutte le auto rosse sono delle Ferrari, allo stesso modo possiamo dire che non tutti i monitor con pannelli IPS sono dei buoni monitor per uso fotografico.

 

Rivestimento

Domanda riorrente: “Monitor lucido o opaco?”

Il rivestimento superficiale del pannello, benchè possa essere in parte anche una questione soggettiva, ci pone tuttavia dinanzi a problematiche oggettive.

Di fatti se una finitura lucida potrebbe rendere i contenuti particolarmente attraenti per finalità multimediali, per un fotografo potrebbe rivelarsi particolarmente scomoda soprattutto per la gestione dei riflessi.

Posso quindi sicuramente consigliarvi un monitor che abbia un pannello con finitura opaca.

Non a caso, tutti i monitor professionali, oltre ad una finitura opaca hanno anche specifici trattamenti anti riflesso.

 

Angolo di visione

L’angolo di visione (orizzontale e/o verticale) ci fornisce il limite espresso in gradi entro il quale viene garantita una visione ottimale, dove per ottimale si intende un peggioramento del contrasto e della luminosità non superiore ad un determinato rapporto rispetto alla visione frontale.

Quindi dato che ogni azienda stabilisce un rapporto di deterioramento in modo del tutto arbitrario (o quasi), presi due monitor con pari angolo di visione si avranno due comportamenti differenti.

Fortunatamente per un uso fotografico, considerando di lavorare in una posizione frontale, questo paramentro potrebbe risultare quasi superfluo.

Ovviamente angoli di visione tra i 160° e 180° sono sicuramente ben graditi.

 

Fattore di forma

Domanda ricorrente: “Ma perchè devo prendere un monitor 16:9 o 16:10 se le fotografie sono 3:2?”

Il fattore di forma, o anche chiamato aspect ratio, non è altro che il rapporto tra la dimensione orizzontale e quella verticale.

Ad oggi considero quasi fondamentale l’uso di monitor con rapporti simili al 16:9 o 16:10 per il solo fatto che offrono la possibilità di visualizzare per intero l’immagine sulla quale si lavora, che sono per l’appunto generalmente 3:2, ed allo stesso tempo ci lasciano delle bande laterali libere per collocare gli strumenti di sviluppo ed editing presenti nei vari software come Lightroom e Photoshop.

Quindi la scelta ricade su questi monitor per un semplice fatto di comodità.

 

Dimensioni

Domanda ricorrente: “Quanto contano le dimensioni di un monitor?”

Per voi che avete sempre dato importanza alle dimensioni… tranquilli! Almeno in questo caso, posso garantirvi, che non contano nulla!

La dimensione generalmente espressa in pollici, e misurata come lunghezza della diagonale, deve esser valutata in correlazione ad altri aspetti tecnici.

Quindi è sbagliato definire un monitor da 32″ migliore rispetto ad uno da 27″ solo in virtù della sua dimensione.
Sarebbe un po’ come dire che un’auto esteticamente più grande sarà sicuramente migliore rispetto ad una più piccola.

Uno dei fattori fondamentali sarà la distanza di visualizzazione, e quindi implicitamente anche dallo spazio che avremo sulla scrivania.

Vi lascio qui sotto una breve corrispondenza dove poter valutare la dimensione che meglio si adatta alle vostre esigenze:

24″ distanza minima consigliata 38cm
25″ distanza minima consigliata 40cm
27″ distanza minima consigliata 43cm
32″ distanza minima consigliata 51cm

La distanza minima consigliata è calcolata tenendo conto del campo visivo umano (circa 140° orizzontali).

E quindi tale distanza servirà per garantire la visione completa della superifcie del monitor, in modo agevole, e senza dover girare continuamente la testa.

 

Numero di Pixel e PPI

Domanda ricorrente: “Quale risoluzione deve avere un buon monitor? È meglio prendere un 4K?”

Comunemente viene usato il termine “risoluzione” per indicare da quanti pixel orizzontali e verticali è composta la matrice del pannello del nostro monitor.
Tuttavia è un uso improprio del termine visto che trattasi semplicemente di un numero di pixel senza nessuna unità di misura (valore adimensionale).

La risoluzione è identificata dal valore dei PPI (pixel per pollice lienare), e si può calcolare tramite la formula seguente:

√(pixel orizzontali² + pixel verticali²)/diagonale in pollici

Detta diversamente, il numero di PPI, ci restituisce indirettamente quanto sono grandi (o piccoli) i pixel del nostro monitor:

più sarà grande il valore dei PPI, più i pixel sono piccoli
più sarà piccolo il valore dei PPI, più i pixel saranno grandi

ricordandoci che se il valore di PPI molto elevato può esser utile per la visualizzazione dei contenuti multimediali, potrebbe invece esser scomodo per la lettura dei caratteri e quindi per uso professionale/lavorativo.

Ipotizziamo allora di scegliere tre monitor con 3840×2160 pixel (quindi 4K), ma rispettivamente con tre dimensioni differenti:

4K su 24″ avremo 183,58 PPI con caratteri molto piccoli e difficili da leggere
4K su 27″ avremo 163,18 PPI con caratteri molto piccoli ma leggibili
4K su 32″ avremo 137,68 PPI con caratteri ben leggibili

allo stesso modo prendendo un monitor con 2560×1440 pixel (quindi 2K) avremo:

2K su 24″ avremo 122,38 PPI con caratteri molto piccoli ma leggibili
2K su 27″ avremo 108,79 PPI con caratteri ben leggibili
2K su 32″ avremo 91,79 PPI con caratteri tendenzialmente grandi

Se da una parte un elevato valore di PPI può portare un beneficio sulla fruizione dei contenuti multimediali, dall’altra porterà un maggior affaticamente della vista nel caso in cui l’uso previsto richieda la lettura di testi (come anche nell’uso degli strumenti di post produzione).

Quindi il mio consiglio è quello di rimanere tra un valore minimo di 100 PPI ed un valore massimo di 150 PPI.

NOTA: io personalmente lavoro con un monitor 27″ a circa 45cm di distanza con 2560×1440 pixel (2K) con 108,79 PPI, e mi trovo divinamente.

 

Numero di bit

Domanda ricorrente: “Quanti bit deve avere il monitor? Servono i 10 bit?”

I monitor LCD, essendo dispositivi digitali, utilizzano un insieme di bit per rappresentare le immagini.
Generalmente quindi si parlerà di profondità di bit e/o profondità colore, dove all’aumentare del numero di bit usati aumenterà anche la quantità di sfumature riproducibili.

È importante avere a mente, che nella logica binaria, per ogni bit utilizzato si avrà un raddoppio delle informazioni e quindi delle sfumature rappresentabili.

Per calcolare il numero di colori rappresentabili con un determinato numero di bit, e posta una rappresentrazione RGB, basterà applicare la seguente formula:

numero di colori = (2bit)3

In commercio possiamo trovare monitor con:

6 bit (circa 262 mila colori)
6 bit + 2 FCR
8 bit (circa 16,7 milioni colori)
8 bit + 2 FCR
10 bit (circa 1,07 miliardi colori)
12 bit (circa 68,7 miliardi di colori)

L’acronimo FCR sta per Frame Rate Control ed è una tecnica che simula la presenza di bit aggiuntivi (nei casi riportati sono 2) tramite l’accensione e spegnimento alternato dei pixel cercando di ingannare la percezione dell’occhio umano e sperando di evitare il banding.

Il banding è quella fastidiosa scalettatura che possiamo notare quando si visualizzano dei gradienti.

Qui sotto riporto tre semplici simulazioni, volutamente esasperate, per mettere in evidenza quanto appena detto.

Quindi sono da tenete in considerazione solo i monitor con almeno 8 bit reali!

Se le differenze tra 6 ed 8 bit sono veramente abissali, quelle tra 8 e 10 bit saranno decisamente più contenute; tuttavia se siete molto esigenti e pignoli, e volete il massimo, le differenze sono comunque apprezzabili.

NOTA: per gestire 10 bit reali occorrono schede video professionali come le nVidia Quadro o le ATI FireGL Pro, oppure alcune schede dove sono stati resi disponibili dei driver specifici per abilitare l’uso dei 2 bit agguntivi.

 

Gamut

Domanda ricorrente: “È proprio necessario un monitor Wide Gamut oppure può bastare uno sRGB?”

Il gamut rappresenta l’insieme dei colori che la periferica può produrre.

Il termine Wide Gamut purtroppo è stato usato in modo tale da poter generare delle ambiguità perché tecnicamente il Wide Gamut è definito come spazio standard esattamente come sRGB, AdobeRGB 1998 e ProPhotoRGB.
Tuttavia da un punto di vista commerciale le varie aziende hanno usato questo termine per suggerire al cliente che il monitor in questione fosse in grado di produrre un insieme di colori ben più esteso del classico standard sRGB.

Di conseguenza i monitor etichettati come Wide Gamut non coprono lo spazio standard Wide Gamut, ma più generalmente possono coprire degli spazi ben più estesi del classico sRGB, fino a raggiungere il tanto desiderato 100% AdobeRGB 1998.

Nel seguente grafico si riportano i principali spazi e le rispettive aree coperte in relazione allo spettro visibile.

Appare evidente che un monitor potrà riprodurre solo una parte dello spettro del visibile, e quanto più sarà grande tanto maggiore sarà il suo Gamut.
Però non è detto che riesca a produrre un gamut identico ad uno degli spazi standard, e quindi importante intrudurre i concetti volume e copertura.

Possiamo intuire facilmente che il parametro di copertura è più interessante rispetto al volume.

In definitiva mi sento di farvi le seguenti raccomandazioni:

se l’uso del monitor sarà destinato prevalentemente alla fruizione di contenuti web allora può esse sufficiente anche un copertura prossima al 100% sRGB
se l’uso del monitor sarà destinato ad un uso profesionale e con interesse alla stampa fine art allora si consiglia una copertura prossima al 100% AdobeRGB 1998

 

DeltaE medio

Domanda ricorrente: “Cosa indica il paramentro DeltaE medio?”

Dopo aver definito quanti colori può riprodurre un monitor, è importante valutare anche quanto questi vengano riprodotti in modo accurato.

Il DeltaE ci descrive la differenza tra il colore di riferimento e quello riprodotto; ovvero una sorta di errore che il monitor ha nel riprodurre i colori.

Il DeltaE medio non sarà altro che la media di tutti i DeltaE dei colori (campioni) presi in esame.

Per semplicità di trattazione non tratteremo le varie metodologie usate per il calcolo dei DeltaE, ma indicativamente sarà utile sapere che un valore del DeltaE medio minore di 2 può esser considerato come un buon risultato.

NOTA: il solo parametro DeltaE medio delle volte potrebe trarci in inganno, mentre una valutazione attenta dei singoli DeltaE ci restituirà delle informazioni più dettagliate sul comportamento del dispositivo.

 

LUT

Le LUT (Lookup Table) sono delle memorie contenute nelle schede video e/o nei monitor, dove vengono salvate le informazioni per correggere le curve gamma native dei rispettivi canali RGB.

Una LUT è assimilabile ad una tabella dove vengono mappate le coppie input/output provenienti dal vostro PC e destinati al vostro monitor.

Così come i pannelli con una maggiore profondità di colore ci permettone di ottenere transizioni tonali più omogenee, le LUT con una maggior profondità potranno restituire una correzione più precisa ed accurata.
Generalmente le LUT operano ad una profondità di bit maggiore rispetto a quelle del pannello, ed i motivi risiedono nei teoremi sulla correzione dell’informazione che non tratteremo in questo articolo.
Valori tipici variano da 8 a 16 bit, ma superati i 10bit si fa fatica a percepire una differenza concreta.

Uno dei vantaggi che si anno nell’avere un monitor con LUT dedicata è la possibilità di passare facilmente da un preset di calibrazione ad un’altro, come ad esempio dalla calibrazione ottimizzata per la visione web ad una ottimizzata per la stampa.
In verità questa operazione può esse effettuata anche tramite l’utilizzo di appositi software per la gestione dei profili ICC, tuttavia non è sempre così semplice ed agevole.

NOTA: i monitor che non hanno delle LUT interne sfruttano quelle presenti nelle schede video.

 

Contrasto e Luminosità

Essendo contrasto e luminosità due parametri distinti ci aspetteremmo un comportamento indipendente l’uno dall’altro, dove al variare della luminosità il contrasto rimanga costante.
Tuttavia non sarà così.

Il contrasto, o più precisamente rapporto di contrasto espresso nella forma x:1 (dove x è il valore del contrasto), è il rapporto tra la luminanza di un pixel bianco e quello di un pixel nero.
La luminanza è una misura espressa in candele al metro quadro (cd/m2), mentre il contrasto è un numero adimensionale e calcolato come nella formula seguente:

contrasto = (luminanza bianco / luminanza nero)

Dobbiamo però distinguere due tipi di contrasto:

statico (nativo)
dinamico (ottenuto tramite opportune elaborazioni)

dove per uso fotografico sarà di interesse solo quello statico.

Il valore del contrasto dichiarato dai costruttori farà sempre riferimento al valore massimo di luminosità selezionabile dal menu del monitor (OSD).
Quindi se da una parte sarà semplice intuire che con valori più elevati del contrasto avremo una riproduzione migliore sia del dettaglio che del colore, dall’altra un valore così espresso ci può restituisce un quadro incompleto e falsato.

Di fatti, per uso fotografico, sarà di particolar interesse valutare il contrasto ottenuto in corrispondenza di determinati valori di luminanza:

120 cd/m2 (generalmente per il web)
80 cd/m2 (generalmente per la stampa)

Questo andamento, benchè non sempre fornito dal costruttore, risulta tuttavia facilmente reperibile nei vari test e recensioni presenti nel web.

Qui di seguito si riporta l’andamento del contrasto di un monitor in funzione della sua luminosità.

[su_row]
[su_column size=”1/4″ center=”no” class=””]Luminosità del
Monitor %

100
90
80
70
60
50
40
30
20
10
[/su_column]
[su_column size=”1/4″ center=”no” class=””]Luminanza del
Bianco cd/m2

427
384
321
283
229
170
126
88
63
32
[/su_column]
[su_column size=”1/4″ center=”no” class=””]Luminanza del
Nero cd/m2

0,43
0,40
0,35
0,30
0,25
0,20
0,18
0,16
0,10
0,05
[/su_column]
[su_column size=”1/4″ center=”no” class=””]Contrasto del
Bianco/Nero

993
960
917
943
916
850
700
550
630
640
[/su_column]
[/su_row]

Come possiamo notare, per un contrasto statico dichiarato pari a 993 (alla massima luminosità), valutato alla luminanza di 126 cd/m2 (valore prossimo a quello di riferimento) avrà un contrasto di 700:1.

Quest’ultimo sarà il solo ed unico valore di contrasto realmente interessante!

 

Illuminazione

Per quanto concerne l’illuminazione dovremo prestar particolar attenzione ad alcuni aspetti, a maggior ragione perchè non rientrano come specifiche saranno analizzabili solo a valle di test speciici.

Uniformità

I monitor che non hanno una buona uniformità di luminosità possono manifestare degli effetti simili ad una vignettatura ma con delle geometrie meno regolari, e nei casi peggiori si possono generare veri e propri aloni.

Sanguinamento Luminoso (Backlight Bleeding)

I monitor LCD sostanzialmente sono costituiti da due pannelli: quello esterno contenente i pixel e quello interno di retroilluminazione.

Quando si hanno delle alte tolleranze di accoppiamento costruttivo si può verificare una fuoriuscita della luce di retroilluminazione, causando un’illuminazione irregolare soprattuto sui bordi dello schermo.

Bagliore IPS (IPS Glow)

I monitor con tecnologia IPS possono presentare dei bagliori luminosi che si notano maggiormente quando si guardano delle immagini scure e da una certa angolazione.

A differenza del sanguinamento luminoso, il bagliore IPS, non si verifica ai bordi ma negli angoli.

Inoltre, il sanguinamento luminoso non cambia di intensità al variare dell’angolazione di osservazione, mentre il bagliore IPS dipende fortemente da questo parametro.

Il bagliore IPS tutavia non può mai essere completamente evitato perchè fa semplicemente parte della tecnologia IPS.

Sfarfallio (Flickering)

I monitor che usano dei controller PWM (Pulse Width Modulation) per variare la loro luminosità, possono generare uno sfarfallio soprattutto con l’impostazione di bassi valori di luminosità.

Questo fenomeno viene chiamato flickering, ed in alcuni casi è talmente evidente che può generare un notevole affaticamento visivo.

 

Refresh rate, response time ed input lag

Purtroppo questi termini vengono spesso confusi, quindi cerchiamo di far ordine:

refresh rate è il numero massimo di fotogrammi che il pannello può processare in un secondo e sono misurati in Hertz
response time è il tempo impiegato da un pixel a cambiare colore ad esempio dal nero poi a bianco e di nuovo a nero
input lag è il tempo che intercorre tra un dispositivo di input e l’effettiva riproduzione a monitor

Tuttavia questi aspetti, per utilizzo fotografico, non ricoprono un ruolo rilevante.

 

Il mio consiglio

Non fermarsi mai alla sola lettura delle specifiche tecniche dichiarate dalle aziende costruttrici, ma approfondire sempre attraverso la lettura di recensioni corredate da test tecnici.

 

I miei monitor

Io attualmente utilizzo sia un EIZO CG279X che un DELL UP2516D.

 

Ciao, mi fa molto piacere che tu abbia letto tutto l'articolo.
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